La valutazione del danno psichico

Inizialmente la giurisprudenza tendeva a considerare come danni (e quindi risarcibili) solamente quelli che procuravano delle lesioni corporee. Successivamente la persona iniziò ad essere considerata nella sua globalità affiancando alla dimensione fisica quella psichica. Questa nuova concezione ha aperto le porte alla considerazione di diversi tipi di danno biologico anche in assenza di lesioni.

Sebbene clinicamente risulta difficile separare i vari danni della sfera psichica in quanto tendono a sfumare uno nell’altro, in termini giuridici si tende a considerarli così come segue.

Innanzitutto troviamo il danno psichico che viene definito come una psicopatologia che deve essere riconducibile, con un nesso di causa-effetto, ad un evento traumatico. Tale evento deve aver modificato la personalità del soggetto compromettendone il normale funzionamento nei vari ambiti della sua vita (lavorativo, affettivo, sociale). Esso si manifesta in un’alterazione dell’integrità psichica dell’individuo, un’alterazione quantitativa e qualitativa delle sue funzioni psichiche primarie.

Il danno psichico si differenzia dal danno esistenziale poiché quest’ultimo viene definito come una alterazione del modo di essere e di vivere la propria quotidianità in seguito all’evento traumatico, senza che si manifesti nessun tipo di psicopatologia.

Infine troviamo il danno morale che viene definito “danno da lutto” in quanto una persona continua a svolgere la vita antecedente l’evento, ma lo fa con tristezza. Questa è una tipica reazione fisiologica ad un evento traumatico, ma per essere tale deve avere una durata limitata nel tempo perché altrimenti si trasforma in danno psichico. Questo tipo di danno non viene risarcito.

Per capire se ci si trova davanti ad un danno psichico è opportuno svolgere una valutazione che tenga conto dell’unicità del soggetto per arrivare ad una diagnosi che non sia meramente categoriale, ma dimensionale e funzionale per descrivere appieno il danno in questione.

La valutazione inizia con un’attenta lettura di tutta la documentazione riferita al caso in oggetto. Successivamente si passa ad una vera e propria valutazione clinica che consiste in un’approfondita anamnesi per passare poi ai colloqui clinici e alla somministrazione di reattivi psicologici.

L’anamnesi dovrebbe concentrarsi tanto sullo stato attuale del soggetto, quanto indagare il funzionamento prima dell’evento traumatico e dovrebbe indagare oltre agli aspetti del funzionamento personale del soggetto anche quelli della vita lavorativa, affettiva e sociale.

Per quanto riguarda i test psicologici questi devono indagare la personalità, il livello cognitivo ed eventualmente i problemi neuropsicologici. Quelli maggiormente usati sono il test di Rorschach, la WAIS-R, l’MMPI-2 e i test grafici.

Tutti questi reattivi hanno l’obbiettivo di andare a valutare gli stati emotivi ed affettivi e le eventuali alterazioni cognitive presenti.

A questo punto il clinico è in grado di formulare una diagnosi e nel farlo deve tenere in considerazione diversi aspetti. Innanzitutto deve procedere con una diagnosi differenziale per capire se i sintomi che ha riscontrato sono insorti in seguito all’evento o se erano già presenti prima. Successivamente deve considerare se vi è nesso di causalità fra quanto riscontrato e l’evento accaduto. Qualora vi sia corrispondenza si pone la necessità di quantificare in termini economici il danno psichico. A tal fine alcune recenti linee guida propongono un sistema di quantificazione che prevede l’utilizzo e la combinazione di tre diverse scale:

  • Brief Psychiatric Rating Scale (BPRS): valuta 24 sintomi psicopatologici mediante una scala di gravità a 7 livelli.
  • Global Assessment of Functioning Scale (GAF): indaga il funzionamento lavorativo e sociale della persona.
  • Psychiatric Impairment Rating Scale (PIRS): valuta le conseguenze comportamentali dei disordini psichiatrici.

Una volta ottenuto un punteggio per ciascuna delle tre scale si fa la media e il valore risultante identifica la classe di riferimento del danno psichico.

Tale punteggio viene poi commutato in un valore giuridico/economico che identifica il risarcimento.

 

con la collaborazione della Dott.ssa Chicchese e del Dott. Lombardi

sotto la supervisione della Dott.ssa Mara Giani


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