Sindrome d'alienazione genitoriale o PAS

Lo psichiatra statunitense Richard Gardner, nel 1989, descrisse le situazioni di violenza psicologica a cui possono essere sottoposti i figli dei genitori, la cui relazione di coppia sia molto conflittuale, come una sindrome, la cosiddetta Sindrome di Alienazione Genitoriale o PAS.

Egli parlò di manovre attuate con successo dal genitore affidatario per alienare il figlio nei confronti del genitore non residente, rilevando che il bambino viene sottoposto ad un efficace condizionamento ed è in seguito dominato dall’idea di denigrare e disapprovare uno dei genitori in modo totalmente ingiustificato o esagerato, rifiutandone la frequentazione.

Affinché si possa parlare di PAS è necessaria l'esistenza, quindi, di entrambi i seguenti elementi: l'indottrinamento da parte di un genitore in pregiudizio dell'altro e l'allineamento del bambino con il genitore ''alienante''.

 

Di seguito viene riportata la principale sintomatologia che caratterizza la PAS.

  • Campagna di denigrazione: rifiuto ossessivo del bambino nei confronti del genitore alienato;
  • Motivazioni superficiali o assurde alla base del comportamento denigratorio.
  • Assenza di ambivalenza: il genitore alienante è assolutamente buono e il genitore alienato è totalmente cattivo.
  • Il “pensatore indipendente”: esigenza del bambino di affermare in modo esplicito che il suo odio verso il genitore alienato dipende solo da una sua decisione presa in modo indipendente;
  • Le “sceneggiature prese in prestito”: utilizza termini o frasi fuori luogo per la sua età e quindi derivanti dal genitore alienante.
  • Nessun senso di colpa: completa inosservanza per i sentimenti del genitore alienato.
  • “Razzismo familiare”: oltre al genitore alienato, il bambino rifiuta anche la sua famiglia d’origine.
  • Sostegno al genitore alienante: le sue accuse sono assolutamente vere.

Inoltre, vengono citati alcuni criteri relativi alla relazione tra il minore e la coppia genitoriale.

  • Difficoltà durante la transizione tra i due genitori, manifestando il rifiuto nell’incontrare il genitore alienato e, a volte, somatizzando il disagio.
  • Comportamento provocatorio durante il periodo trascorso col genitore bersaglio, scatenando una reazione che possa poi giustificare le sue accuse e il suo astio.
  • Legame esclusivo e invischiato col genitore alienante.
  • Cambiamento comportamentale improvviso e ingiustificato del bambino nei confronti del genitore bersaglio, con il quale prima aveva un rapporto affettivo.

Infine, un ultimo criterio di riconoscimento del processo alienante, è il deterioramento della relazione tra genitore e figlio subito dopo la separazione che, a livello psicologico, si traduce come una reazione esagerata di paura del bambino alla sola presenza dell’altro genitore.

 

Si tratta quindi di un disturbo della relazione all’interno del sistema familiare di appartenenza del minore, una sorta di distorsione dei sentimenti del figlio nei confronti del genitore bersaglio che vengono “manomessi” dal genitore alienante, convincendolo che l’ex-coniuge non è affidabile, disponibile e/o accogliente.

Il bambino quindi si ritrova a dover elaborare due messaggi del genitore affidatario: l’inaffidabilità e l’indisponibilità del genitore alienato e la possibile perdita della relazione col genitore alienante se deciderà di mantenere un rapporto d’affetto con l’altro.

Recentemente l’attenzione si stà sempre più concentrando su questo disturbo, anche in relazione all’aumento delle separazioni ad alta conflittualità, e sembrerebbe emergere come una forma di abuso sui minori sempre più diffusa.

È importante sottolineare però come, fin dal suo esordio, l’analisi e l’affermazione stessa di questo disturbo abbia incontrato molte difficoltà. A tutt’oggi questa sindrome non ha ottenuto un riconoscimento ufficiale dalla comunità scientifica internazionale e non è stato incluso nel DSM-V, il manuale diagnostico di riferimento per i disturbi psichiatrici.

Questa mancata affermazione formale e condivisa della PAS come vera e propria sindrome a livello nazionale ed internazionale ne rende particolarmente difficile il suo riconoscimento nell'ambito giuridico. In altre parole, come risulta palese da svariate pronunce giurisprudenziali, l'assenza di solide basi scientifiche a fondamento del disturbo in esame non permette ai giudici di fare chiaro riferimento allo stesso nei loro provvedimenti concernenti l'affidamento dei minori, al fine di motivare gli stessi senza rischiare censure ed impugnazioni. La Cassazione, infatti, evidenzia come "venga in considerazione una teoria non ancora consolidata sul piano scientifico, ed anzi, come si vedrà, molto controversa" ed inoltre mette in rilievo "le perplessità del mondo accademico internazionale, al punto che il Manuale Diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM) non la riconosce come sindrome o malattia", oltre ad altri studi di esperti del settore.

In conclusione, attualmente, l'assenza di conferme chiare e solide da parte degli esperti del settore medico-scientifico non permette di dare troppo spazio e rilevanza ad un fenomeno quale la PAS il quale, infatti, potrebbe essere facilmente utilizzato e abusato da parte di alcuni genitori nei confronti dell’altro, quale strumento di accusa in un giudizio per l'affidamento dei figli.

Per questi motivi sarebbe più corretto parlare di alienazione del sistema famiglia dal momento che è tutto il sistema (genitore che aliena, genitore vittima e minore) ad esserne coinvolto. Inoltre il genitore che denigra l'altro risulta essere quello maggiormente patologico dal momento che l'odio che prova nei confronti dell'ex coniuge può arrivare a manifestarlo in maniera patologica (con dei tratti ad esempio paranoidei) coinvolgendo apertamente il figlio in questa diatriba. Infine, una delle caratteristiche che deve avere un genitore sufficientemente capace è quella di non mettere in cattiva luce l'ex coniuge, cosa che in questo caso viene pesantemente disattesa.

 

Dott.ssa Mara Giani con la collaborazione di Chiara Cicchese e Lorenzo Lombardi


Condividi l'articolo