a cura della dott.ssa Ilaria Dalla Valle
La rabbia è un sentimento complesso e difficile da gestire, sia per gli adulti che, a maggior ragione, per i bambini.
Fin da piccoli i bambini sperimentano questa emozione e ne sono spaventati. Non sanno cosa succederà se lasceranno uscire l'aggressività, non sanno se qualcuno davvero si farà male, se la loro
rabbia provocherà una catastrofe.
Hanno bisogno di essere accompagnati nella scoperta di questa emozione.
Se un genitore mostra di essere fragile e vulnerabile, di essere ferito/deluso/mortificato dalla rabbia del suo bambino ("se fai così la mamma piange/ci rimane male"), se si mostra incapace di
tollerarla e contenerla, il bambino vedrà confermato il suo timore, sentirà se stesso come un bambino cattivo e la rabbia come un'emozione pericolosa, distruttiva, da reprimere e nascondere per
non arrecare dolore. Forse sarà un bambino facile da gestire, accomodante, ma dentro di lui la rabbia continuerà a crescere in segreto e non lo aiuterà a sperimentarsi nel mondo con la giusta
dose di aggressività che serve per affermarsi.
Allo stesso modo se il genitore reagirà sminuendola ("non c'è bisogno di arrabbiarsi per una sciocchezza simile), o sanzionandola come manifestazione che oltraggia l'autorità("come osi
arrabbiarti con tuo padre")il bambino dovrà tenere da solo la rabbia che prova, non saprà cosa fare di questa emozione potente che gli brucia dentro, e troverà dei canali poco adeguati per
gestirla.
È invece diritto del bambino arrabbiarsi, anche per "sciocchezze", e avere accanto qualcuno che lo aiuti a comprendere e ad esprimere nel modo giusto (a parole, con i disegni, con il gioco)
questo sentimento, e che lo rassicuri sul fatto che la rabbia è un'emozione legittima, e può essere nominata e condivisa.