Come parlare della morte ai bambini

“Mamma, ma dov'è adesso il nonno, come mai non lo vedo più? Ma poi torna?” “Dov'è finita la zia, perché non viene più a giocare con me?” “Dove si va quando si muore?” Può arrivare un momento, nell'infanzia di molti bambini, in cui una domanda simile viene posta ai genitori, in occasione di un lutto di una persona cara, ma talvolta anche senza pretesto, così in linea del tutto teorica. E rispondere in modo appropriato diventa un'impresa assai ardua, questo coinvolge i propri credo più profondi, siano essi religiosi o laici.


I genitori che possono contare sul proprio credo religioso, sulla fede, sono in grado di raccontare storie più edificanti e messaggi di speranza (“Un giorno ci ritroveremo tutti insieme in Paradiso”). Per chi è non credente, la questione si fa più ardua e dare risposte confortanti è più complicato. Non è corretto prendere a prestito spiegazioni religiose se non si crede, ma al tempo stesso non si deve commettere l'errore di trasmettere così nudo e crudo il proprio pensiero ateo. Sarebbe irrispettoso del bambino rispondergli brutalmente che non ci sarà più niente dopo la morte, solo per essere coerenti con le proprie convinzioni. E' irriguardoso nei suoi confronti perché lui ha tutto il diritto di formarsi le proprie convinzioni personali col passare del tempo.

Magari può essere d'aiuto, nel rispondere, utilizzare frasi non troppo dirette del tipo: “Il nonno, la mamma, o chicchessia non lo rivedremo in questa vita, ma i suoi insegnamenti, il suo ricordo vivranno con noi, continueranno a esserci accanto anche se in modo diverso, un segno che andrà al di là della pura esistenza”, oppure “La nonna continuerà a vivere con noi finché noi ne manterremo vivo il ricordo”. Oppure “Alcune persone credono che ci rivedremo tutti nell'aldilà, chissà, io non lo so, ma nel frattempo l'importante è mantener vivo il ricordo del nostro caro”.

Qualunque strategia si decida di attuare nello spiegare la morte ai bambini, l'importante è non essere evasivi di fronte alle  domande, i genitori non devono mai rispondere con frasi del tipo: “Lo capirai quando sarai grande”, o “Questa è una domanda complicata adesso, vedrai che un giorno ne parleremo”. Occorre trovare il modo più affine al proprio modo di pensare e con estrema delicatezza dare risposte esaurienti ai propri figli.

Ricordiamoci che quando i bambini sono piccoli le nostre emozioni di adulti li condizionano più delle parole che proviamo a esprimere. Detto questo, va fatta una riflessione su come darci un contegno, per quanto possibile, in caso di lutto in famiglia, per aiutare i piccini di casa a vivere e a superare quei momenti nel modo meno traumatico possibile. In sostanza, quando viene a mancare un proprio caro i bambini fanno domande e chiedono spiegazioni. Oltre a calibrare bene quello che è meglio dire e rispondere è bene tenere presente che loro saranno molto condizionati da come ci vedranno reagire e comportarci in quei frangenti. Se respireranno un'atmosfera tragica che non ispira continuità di vita, anche se le spiegazioni saranno illuminate il messaggio di disperazione prevarrà sulle parole edificanti.

 

Quindi attenzione a come vi ponete e vi fate vedere in quei delicati momenti, il che non significa che bisogna nascondere la sofferenza, inevitabile, ma che va esternata con tatto, magari evitando di far vedere che non si mangia e non si dorme più, indici ricollegabili alla mancanza di speranza. E nella comunicazione coi figli la speranza è tutto.

Oggigiorno i nostri cimiteri sono per lo più abbandonati, si sta perdendo l'usanza di frequentarli ed è un errore. Perché proprio lì ci sono le tombe di chi ci ha preceduto, e questo da una parte realizza un contatto concreto con la morte e dall'altro ci dà la possibilità di onorare i nostri cari con dei fiori, con il ricordo, e per chi crede anche con una preghiera. Ma andare al cimitero è anche un gesto laico, si va per mantenere in vita il ricordo della persona venuta a mancare. Per questo è consigliabile portarci anche i bambini, già a partire dai tre anni, anche se molti preferiscono lasciarli a casa, ma non lo trovo giusto.  Portandoli con la famiglia al cimitero si ha la possibilità di spiegare loro dove riposa adesso il proprio caro, anche solo dicendo: “In questo momento dorme qui, ma continua a vivere con noi e attraverso di noi, che ne manteniamo vivo il pensiero anche andando a trovarlo”. Onorare i defunti è un modo per farli continuare a vivere con noi.

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