Il primo colloquio

Il primo colloquio ha come obiettivo principale la conoscenza reciproca: psicologo e paziente si scambiano inizialmente alcune informazioni relative alla conoscenza personale e alle problematiche principali che hanno motivato il paziente a richiedere la consulenza.

Primo e fondamentale scopo è quello di capire “chi è” il paziente e qual è la sua richiesta, più o meno esplicita.

Il secondo è quello di farsi un’idea rispetto alla possibilità che la persona che ha di fronte sia adatta al tipo di percorso terapeutico che gli viene proposto.

La raccolta anamnestica (la storia di vita del paziente) rientra anch’essa tra gli obiettivi del primo colloquio; anche se tutta l’attenzione dello psicologo sarà rivolta a cogliere la realtà psichica ed emotiva di colui o colei che gli siede di fronte e non solo i dati oggettivi di realtà.

Lo psicologo si presenta, fornisce al paziente alcune informazioni relative al setting, alle sue personali competenze professionali e al suo approccio terapeutico, rendendosi disponibile ad accogliere eventuali richieste specifiche, domande, curiosità circa le modalità della consulenza e la relazione terapeutica.

Quindi si procede all’analisi della domanda: l’obiettivo è quello di individuare con chiarezza la richiesta del paziente per poter indicare adeguati percorsi attraverso i quali sia possibile affrontare le difficoltà individuate.

Concretamente il paziente illustrerà quali sono le problematiche per le quali ha richiesto la consulenza, mentre lo psicologo procederà attraverso domande con l’obiettivo di effettuare una prima anamnesi, ossia una raccolta di informazioni utili ad individuare le aree problematiche, i contesti nei quali si manifestano, le risorse di cui il paziente dispone e la sua motivazione ad intraprendere un percorso di terapia.

Dal primo colloquio è possibile poter trarre un quadro generico del tipo di problematiche emotive attuali del paziente e delle tensioni esterne ed interne che hanno fatto sì che i sintomi esplodessero proprio in questo momento. E’ anche per questo motivo che il contesto di vita del paziente non è affatto trascurabile e permette, anzi, di comprendere meglio l’influenza che esercita sui suoi problemi emotivi, determinando fino a che punto le persone e le circostanze di vita saranno di ostacolo o di appoggio al trattamento.

Deciso di iniziare un percorso di sostegno, l’incontro si concluderà con la definizione delle “regole esplicite del contratto” (frequenza e durata delle sedute, modalità di setting, onorario e modalità di pagamento, ecc.) ed eventualmente con una descrizione generale del modello di intervento che permetta al paziente di costruirsi una prima immagine del lavoro che sta per intraprendere. Il contratto sarà adatto a quel paziente, in quel particolare momento della sua vita, della sua motivazione a cambiare, delle sue risorse disponibili.

Se invece non ci sono le indicazioni per intraprendere il percorso, lo psicologo potrà ritenere opportuno proporre un tipo di intervento alternativo (ad esempio consulenza o sostegno, orientamento ecc.) oppure indicare al paziente il nominativo di un collega, sulla base delle specifiche problematiche individuate, dell’indirizzo terapeutico e delle competenze professionali più adeguate.


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