Consigli per gestire la PAS

A cura della dott.ssa Mara Giani con la collaborazione della dott.ssa Chiara Cicchese e del dott. Lorenzo Lombardi

 

In un precedente articolo abbiamo definito la PAS mettendo in evidenza i vari criteri che la caratterizzano e la difficoltà, in ambito giuridico e diagnostico, di riconoscerla come patologia. Tuttavia, al di là degli aspetti prettamente nosografici, possiamo affermare che la si può riscontrare nei casi di separazione altamente conflittuale dove un genitore, solitamente quello che trascorre più tempo con il bambino, mette in atto su quest’ultimo una sorta di “lavaggio del cervello”, un condizionamento nel quale l’altro genitore viene denigrato.

Talvolta la denigrazione è palese e viene messa in atto con l’utilizzo di termini offensivi, dispregiativi; altre volte invece vengono messi in atto dei meccanismi di cui lo stesso genitore risulta inconsapevole provando delle emozioni forti nei confronti del genitore alienato per cose accadute durante la loro relazione e che hanno portato alla rottura o per problematiche rintracciabili nella storia personale e familiare. Il bambino quindi, percependo un pericolo o un disagio, non si sente legittimato ad accedere al mondo dell’altro genitore, con importanti rischi sulla salute psichica del minore.

Il genitore alienato (cioè chi viene denigrato) si ritrova ad esperire una situazione particolarmente stressante oltre a non riuscire, nella maggior parte dei casi, a frequentare il proprio bambino o comunque ad instaurare con lui un rapporto sano e soddisfacente. In questa situazione difficile però il genitore alienato, al di là dell’iter giuridico, può mettere in atto alcuni accorgimenti concreti per cercare di non aggravare la situazione e per cercare di recuperare il proprio ruolo genitoriale.

Cosa però ancora più importante ricordare che per quanto il genitore alienato soffra per la mancanza del proprio figlio, la parte più danneggiata e sofferente è sempre il minore che per la complessità della separazione dei suoi genitori si è trovato “costretto” a rinunciare ad una parte importante della sua vita affettiva.

 

In particolare può e in alcuni casi deve:

  • Gestire la rabbia scaturita dall’umiliazione provata e comunque tutte le emozioni negative che la situazione provoca, possibilmente in un contesto terapeutico per evitare di avere reazioni non opportune.
  • Fare i conti con l’imbarazzo e l’umiliazione di essere rifiutati dal proprio figlio.
  • Confrontarsi con le critiche dell’ambiente esterno e i loro pregiudizi (se un genitore viene rifiutato dal proprio figlio vuol dire che ha fatto qualcosa di terribile) poichè spesso vengono mosse accuse senza conoscere la situazione reale.
  • Non arrendersi mai, nemmeno di fronte alle accuse più pesanti.
  • Impegnarsi costantemente nel dimostrare di essere persone coscienziose interessate unicamente al benessere del proprio figlio.
  • Essere sempre presenti ai vari eventi o luoghi in cui può esserci il bambino per rimarcare ancora una volta l’interesse nei confronti del figlio anche se si sa che il bambino potrebbe non essere presente, ma senza risultare eccessivamente invasiva rischiando altrimenti di enfatizzare la visione di “mostro” e soprattutto perché apparrebbe poco attento al disagio del figlio.
  • Non criticare mai l’altro genitore né in presenza del bambino né di altre persone che orbitano attorno a lui. Se qualcuno dovesse introdurre l’argomento, si consiglia di agire con discrezione fornendo vaghe risposte per non acuire i toni.
  • Mantenere sempre la speranza che un giorno il proprio figlio comprenda la situazione e si riavvicini al genitore alienato.
  • Non violare le sentenze emesse.
  • Pagare puntualmente il mantenimento e non usarlo come fonte di ricatto per vedere il bambino.
  • Affidarsi ad un professionista per ricevere un sostegno psicologico in questa situazione difficile.
  • Partecipare a gruppi di auto aiuto di genitori che vivono la stessa situazione.
  • Suggerire modalità di visite alternative come ad esempio lo spazio neutro al fine di evitare ulteriori accuse da parte del genitore alienante.
  • Partecipare alle riunioni della scuola, colloqui con le insegnanti saggi di fine anno per non perdere comunque anche il legame diretto con il proprio figlio.

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